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SOLENT 2005
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Mercoledì 26/06/2005: nel primo pomeriggio sbarchiamo all'aeroporto di Londra/Luton; prendiamo il treno per Portsmouth: dovremo scendere alla stazione di Londra Victoria, prendere un paio di metro fino a Waterloo station e qui riprendere il treno.

Siamo a Portsmouth verso le 18 e col taxi arriviamo a Port Solent, una decina di km ad ovest della città. Tempo inglese soleggiato. Troviamo la nostra barca, un Janneau Sun Odissey 42.2, velisticamente ben attrezzata; lasciano un po' a desiderare le dotazioni di confort (lenzuola e coperte, che poi ci porteranno, pentolame, scarso e sporco). Nella marina ed ormeggiate ai moli appena fuori, ci saranno un centinaio di barche della SunSail, quasi tutte First 37.

La nostra barca

Facciamo una piccola cambusa (il supermercato ci dicono essere piuttosto lontano) ed una rapida cena in un ristorante sul mare, con buona birra; a proposito: nei supermercati trovare birra inglese non è stato facile; c'erano prevalentemente le birre danesi, tedesche, francesi ed anche italiane.

Nanni già in treno aveva cominciato a spiegarci le maree, lezione poi terminata in barca, grazie anche all'ausilio di una completa documentazione didattica.

Giovedì 30/06/2005: ci svegliamo col tempo che ci accompagnerà sempre: nuvole scure, sprazzi di sole, spruzzate di pioggia, nebbiolina qualche volta ed un bel vento. Per uscire dalla marina dobbiamo farci aprire una chiusa: qui Nanni sperimenta la manovrabilità a motore della barca, che non è proprio il massimo.

Percorriamo a motore parte della baia e quando siamo in prossimità delle tall ship ormeggiate nelle banchine del porto issiamo le vele; siamo poi accostati da un gommone delle guardie portuali che ci spiegano gentilmente di tenere la destra in uscita, per via delle tall ship a sinistra.

 

Ci sono una trentina di tall ship (russe, polacche, argentine, danesi, statunitensi, tailandesi, indiane…) che ieri avevano rivissuto la battaglia di Trafalgar, nel suo duecentesimo anniversario; l’onore di fare la parte della nave ammiraglia (la Victory) è toccato all’Amerigo Vespucci. Per cortesia verso i francesi, i due schieramenti erano i rossi e i blu: potenza della Comunità Europea!

Finalmente entriamo nel Solent, con un bel vento sui 15 nodi. Il Solent è quel tratto di mare compreso tra l’isola di Wight e la costa inglese. Ci dirigiamo verso l’isola di Wight e dopo un parecchi bordi, verso le 18, attracchiamo all’inglese a Cowes, tra bellissime barche da Atlantico: molte sono barche francesi, arrivate d’oltre Manica, pronte ad attraversare l’oceano; si respira un’aria da velisti veri. Visitiamo la cittadina, completamente votata alla vela: negozi di attrezzature sportive e abbigliamento da barca, bei pub, tanti negozi di foto e dipinti di barche.

Vediamo il caratteristico traghetto a catena che attraversa il fiume Medina e i cannoni per la partenza delle regate che molte partono da qui (Admiral Cup tra le altre). In un fornito supermercato completiamo la cambusa. Cena a bordo e continuazione dell’istruzione sulle maree.

 

Venerdì 01/07/2005: partiamo per il periplo dell'isola; il vento è sempre sostenuto ed il motore, come anche negli altri giorni, lo accendiamo ogni tanto solo per ricaricare le batterie.

Per doppiare l'estremità occidentale dell'isola ci infiliamo nel canale dei Needles, cosiddetto per dei begli e appuntiti faraglioni. Dobbiamo puntare verso il mare aperto in uno stretto canale con vento in prua e forte corrente contraria: ho la fortuna di essere al timone e dopo una trentina di bordi in non più di un paio di miglia siamo fuori da canale: Silvia e Nanni che erano ai winch sono sudati, anche se piove e non fa affatto caldo.

Viriamo verso sud est e col vento in poppa costeggiamo l'isola risalendo la Manica. Ci accompagna una noiosa pioggerellina. Verso sera rientriamo nella baia di Portsmouth, avendo prima slalomeggiato nel Solent tra qualche tall ship ed i numerosissimi ferry e overcraft che collegano Portsmouth a Southampton e all'isola. Per l'ora di cena siamo nella marina di Port Solent.

Sabato 02/07/2005: ci svegliamo con una sorpresa, quel centinaio di barche della SunSail sono sparite, tutte in mare. Usciamo con qualche sprazzo di sole e appena fuori dalla baia, verso ovest, ci imbattiamo nelle vele della SunSail impegnate in regata.

Ci intruppiamo nella flotta e regatiamo per un po' con loro; poi facciamo esercizi di non abbordaggio, districandoci tra le vele in regata, cercando di non ostacolarle. Per l'ora di colazione entriamo nel Beaulieu River, un fiume privato (famiglia Montagu) che risaliamo per circa un miglio con una forte corrente contraria: siamo in bassa marea e l'ecoscandaglio segna per qualche centinaio di metri profondità 0, ma non tocchiamo mai.

Peccato per il tempo che è diventato uggioso, con una triste foschia: la natura intorno deve essere bella, popolata da svariati tipi di uccelli. Rientriamo per l'ora di cena, attraversando tutta la baia con un filo di vento che ci permette di arrivare lentamente e nel silenzio fin quasi alla chiusa, con una bella luce rosata dal sole, finalmente visibile, al tramonto.

Sfiliamo sulla sinistra alcune navi da guerra inglesi ormai in disarmo; a dritta, un paio di tall ship inglesi, con le bandiere da battaglia, sono nei bacini di carenaggio per essere ricostruite: una sembra essere la Victory. Prima di arrivare alla chiusa della marina sfiliamo sulla sinistra il forte.

Domenica 3/7/2005: usciamo dalla marina di buon ora per l'ultima veleggiata: navighiamo attorno ai 3 fortini, costruiti in mare aperto, nei bassi fondali di fronte all'ingresso della baia di Portsmouth.

Rientriamo nella baia verso mezzogiorno: alcune tall ship si stanno staccando dalla banchina, probabilmente anche loro tornano a casa.

Riprendiamo il treno e a sera inoltrata siamo a Luton dove ci aspetta l'aereo per Orio al Serio.

E' stata per me un'esperienza preziosa: ho imparato quanto non sapevo su correnti e maree ed ho vissuto 4 affascinati giorni di mare e di vela, con compagni (Silvia e Nanni) gradevoli e disponibili; chi non è venuto con noi ha certamente perso un'opportunità non facilmente raggiungibile.

Giulio Camagni


Oceani 3000
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